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Un libro disorientante e, per certi versi, inquietante. La politica degli imperi, la logica del pensiero, cose di musica e arte sono indagati secondo un metodo che vuol essere privo dei pregiudizi che spesso, anche senza saperlo, ciascuno si porta con sé. L'origine sacra e biblica del genocidio, la radice meramente retorica della "democrazia", la contraddizione come forma essenziale del ragionamento; musica e cosmo, eros e mistica, ipotesi sull'inganno della Nona di Beethoven, horror psicanalisi spettri e rose nei Balletti russi del primo Novecento sono alcuni dei temi affrontati. L'eterogeneità degli argomenti porta il lettore a sentieri deviati e sempre nuovi, guidato da un percorso vicino a quell'"unità delle arti" necessaria per avvicinare i fenomeni complessi che il culto della specializzazione non riesce spesso a rendere compresi. La diversità delle tre parti - Fare, Pensare, Immaginare (I-II) - obbedisce a un principio che tutte le unisce: il cinismo come privilegiata forma di conoscenza e una visione che, come quella qui intentata, vorrebbe scorgere la rete sottilissima, e quasi invisibile, che regge tutte le cose.